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COP30: tra promesse, contraddizioni e urgenze climatiche. Il ruolo dell’energia e delle alleanze globali

La COP30, ovvero la 30ª Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), si terrà dal 10 al 21 novembre 2025 a Belém, in Brasile. Per la prima volta, il vertice si svolgerà nel cuore dell’Amazzonia, ecosistema chiave per il futuro climatico del Pianeta. Un luogo simbolico, ma anche terreno di forti contraddizioni.

Che cos’è la COP30 e cosa la rende cruciale

La COP30 rappresenta un passaggio fondamentale nel processo avviato con l’Accordo di Parigi. A dieci anni dalla sua firma, i Paesi dovranno passare dalle dichiarazioni all’implementazione concreta degli impegni: aggiornare i Nationally Determined Contributions (NDC), rafforzare i meccanismi di finanza climatica e consolidare una governance globale più equa.

Belém sarà divisa in due aree principali:

  • Blue Zone: sede dei negoziati ufficiali tra governi e organismi multilaterali.
  • Green Zone: spazio aperto alla società civile, università, imprese e comunità locali, per eventi e discussioni parallele.

Obiettivi e temi centrali

Tra le priorità della COP30:

  • Rendere operativi gli impegni della COP28, incluso il triplicamento delle rinnovabili e il phase-out graduale dai combustibili fossili.
  • Lanciare una roadmap credibile per la transizione energetica giusta.
  • Mobilitare risorse per l’adattamento climatico e la resilienza nei Paesi più vulnerabili.
  • Tutelare le foreste tropicali, anche attraverso il nuovo Tropical Forests Forever Facility, lanciato dal presidente Lula con un impegno iniziale di 1 miliardo di dollari e già sostenuto da Cina, Regno Unito, Francia, Germania, Singapore ed Emirati Arabi.

Criticità e sfide

Una crisi di credibilità globale

Al recente Climate Action Summit 2025 di Nazioni Unite, il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha lanciato un monito chiaro:

“La scienza esige azione. La legge la impone. Bisogna essere molto più incisivi e molto più veloci”.

Ha inoltre denunciato l’inadeguatezza degli sforzi attuali, con il rischio concreto che l’obiettivo di 1,5°C diventi irraggiungibile. Nonostante quasi 100 Paesi abbiano annunciato nuovi NDC, molti sono ancora incoerenti con le traiettorie scientifiche.

Divisioni geopolitiche

  • L’Europa non ha ancora raggiunto un’intesa sul nuovo obiettivo al 2040 (taglio del 90% delle emissioni), segnalando una perdita di leadership.
  • Blocchi alternativi come la Shanghai Cooperation Organisation (SCO) stanno consolidando nuove alleanze energetiche, con ingenti investimenti in tecnologie pulite ma anche nuove infrastrutture fossili.
  • Il Production Gap Report 2025 ha rivelato che 11 dei 20 principali produttori di combustibili fossili hanno aumentato i propri piani di estrazione. Il divario tra produzione attesa e traiettoria compatibile con 1,5°C è salito al 120%.

Contraddizioni locali in Brasile

  • Il governo ha autorizzato nuove licenze petrolifere in Amazzonia, attirando critiche globali.
  • Sono emerse polemiche sui costi degli alloggi a Belém, con il rischio di escludere delegazioni dai Paesi meno abbienti.
  • Opere infrastrutturali per la COP hanno generato impatti ambientali locali e malcontento tra le comunità.

Il nodo energia: tra ambizione e resistenza

Il tema energetico sarà centrale, e al tempo stesso controverso:

Transizione energetica

  • Obiettivo: triplicare la capacità globale di rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.
  • Il Brasile, in collaborazione con Italia e Giappone, ha lanciato il Pledge Belém 4x per quadruplicare i combustibili sostenibili entro il 2035.
  • Tuttavia, il ritmo attuale è insufficiente: secondo IRENA, servono politiche più incisive e investimenti su scala senza precedenti.

Combustibili fossili

  • L’accordo della COP28 per una “transizione fuori dai fossili” è ancora privo di tempistiche vincolanti.
  • L’ambiguità sul gas naturale, presentato da alcuni governi come “combustibile di transizione”, rischia di rallentare l’abbandono effettivo delle fonti fossili.

Giustizia e finanza energetica

  • Il principio di “Just Transition” sarà al centro del dibattito: garantire che la transizione sia inclusiva, equa e sostenibile, anche per i lavoratori dei settori ad alta intensità di carbonio.
  • I Paesi in via di sviluppo chiedono maggiori risorse, senza le quali anche i nuovi NDC rischiano di rimanere sulla carta.

Società civile, spiritualità e nuove narrazioni

Mentre la politica climatica è spesso vittima di compromessi, la società civile sta già tracciando la rotta:

  • L’enciclica Laudato Si’, a dieci anni dalla sua pubblicazione, continua a ispirare movimenti educativi, spirituali e imprenditoriali orientati alla sostenibilità.
  • L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha ribadito che senza coinvolgimento attivo delle comunità, nessun accordo internazionale potrà avere reale efficacia.
  • La COP30 sarà anche un banco di prova per nuovi modelli di cooperazione, che mettano al centro le persone, le economie locali e il rispetto degli ecosistemi.

Conclusione: quale futuro dopo Belém?

La COP30 potrebbe segnare una svolta o un’occasione mancata. A pesare saranno la coerenza degli impegni, la qualità dei finanziamenti, e la capacità di ridurre il divario tra parole e azioni.

Per attori come Helexia, che da anni promuovono soluzioni concrete per la transizione energetica – dalla produzione di energia rinnovabile all’efficienza degli asset industriali – la sfida è già iniziata: dimostrare che la sostenibilità è una leva reale di trasformazione e competitività.

Il clima non aspetta. La COP30 deve essere l’inizio di un’azione concreta, condivisa e urgente.